Chi Kung: Yi Jin Jing – Dich Can Kinh ovvero il trattato per l’allungamento dei tendini
Narra la leggenda che un giorno Da Mo fu invitato in Cina dall’Imperatore Liang. A quel tempo i cinesi consideravano i monaci buddhisti indiani grandi saggi in grado di essere guide spirituali e Da Mo proveniva da una piccola tribù dell’India del Sud e da molti era considerato un Bodhisatva, un essere illuminato.
Da Mo andò alla reggia di Liang ma quest’ultimo non fu contento delle teorie spirituali e filosofiche di Da Mo e quindi il Saggio lasciò l’imperatore e si rifugiò nel monastero di Shaolin. Appena giunto al tempio, Da Mo si rese conto che i monaci erano deboli e malati, perciò si ritirò in una caverna per trovare soluzione al problema. Quando ne uscì, dopo nove anni di ritiro, scrisse i due classici: lo Yi Jin Jing (Classico della Mutazione dei Muscoli/Tendini) e lo Xi Sui Jing (Classico del Lavaggio del Midollo/ Cervello).
Lo Yi Jin Jing insegnava ai monaci come riacquistare la salute e rinforzare il corpo indebolito dalle pratiche di digiuno e meditazione. Dopo aver praticato gli esercizi descritti nello Yi Jin Jing, i monaci del tempio notarono che non solo potevano riacquisire la propria salute, ma potevano anche aumentare la propria forza fisica. Quando tali esercizi venivano integrati all’allenamento marziale, l’efficacia delle tecniche aumentava in maniera esponenziale. Questo cambiamento segnò un ulteriore passo nello sviluppo delle arti marziali cinesi: la nascita del Qigong marziale.
Si iniziò dunque a pensare che la mente deve stare bene tanto quanto il corpo deve essere forte. Non possono essere divisi nella coltivazione della salute. L’uno il contenitore dell’altra. Noi diciamo Tazza di giada (mente) sul vassoio d’argento (corpo).
Per ottenere questo risultato Da Mo non si preoccupò di allenare i muscoli dei monaci ma si concentrò sui tendini e sul midollo. Come mai? Siamo abituati a pensare che la preparazione atletica per ogni disciplina voglia dire incrementare e allenare la forza muscolare con movimenti ampi e vigorosi. Questa è una visione per così dire “esterna” dell’attività fisica; in oriente invece si coltiva la visione “interna”.
I meccanismi che presiedono le pratiche energetiche orientali, in particolare modo quelle della tradizione taoista, promuovono lo sviluppo delle strutture connettivali: tendini, articolazioni, legamenti, fasce e quindi lavorano su allungamento e flessibilità. Queste pratiche favoriscono l’allungamento tendineo-muscolare, favoriscono l’apertura articolare, consentono la rotazione dei legamenti e l’estensione attiva e consapevoli delle fasce. Nella Medicina Tradizionale Cinese la fascia viene inoltre considerata come il “letto fluviale attraverso il quale i meridiani conducono il Qi”.
Anche nel pensiero occidentale i tendini ricoprono ormai un’importanza fondamentale: siamo giovani quanto lo sono i nostri tendini. Se li manterremo elastici e forti non avremo problemi di movimento, di equilibrio ma anche di mal di schiena. I tendini sono fondamentali per permettere ai muscoli di lavorare bene e di rimanere tonici. Se si accorciano i tendini, i muscoli ne soffriranno; non avremo più una camminata scattante e giovanile; ci incurveremo e perderemo la postura corretta.
Ovviamente la mente ricopre un ruolo fondamentale: dobbiamo percepire il flusso energetico e guidarlo, con attenzione, concentrazione e fermezza. Per farlo dobbiamo compiere movimenti lenti e molto consapevoli per consentire a legamenti e tendini una corretta torsione e un buon allungamento. Niente viene fatto di forza, tutto va fatto accompagnando l’attività del corpo.
Ai muscoli verrà assegnato un ruolo essenziale: li terremo in uno stato di rilassamento in modo che la tensione che esercitano possa essere di sostegno alla struttura corporea ma non più forte. |