La via del VTC anni 1 e 2
Quando iniziamo a fare VTC non possiamo rendercene conto ma le forme che impariamo nel primo anno rimarranno nel nostro cuore e nella pratica per sempre. Sono quelle che ci hanno aiutato a stare bene fin da subito; che hanno sistemato qualche problema alla schiena, qualche difficoltà di movimento; quelle che ci hanno insegnato a respirare; che ci hanno mostrato un modo diverso di allenarci, in palestra, in compagnia, con calma, in un’atmosfera tranquilla. Il programma del primo anno è pensato per tutti. Si propone come facile per chi non ha mai fatto nulla del genere ma mostra le proprie difficoltà a chi ha avuto esperienza di arti marziali proponendo nuove sfide.
Le tre forme rappresentano bene le caratteristiche del VTC: una forma ci aiuterà a cambiare modo di muoversi e a imparare coordinazione e equilibrio; la seconda forma ci introdurrà all’aspetto marziale e alla comprensione dell’armonia dei contrasti connaturati al Tai chi; la terza forma ci insegna ad avere cura di noi stessi, nel rigenerare energia e purificare corpo e mente.
Il VTC è una vera disciplina olistica, termine un po’ abusato ma molto adatto in questo caso. Unisce corpo e mente nella pratica e nella coltivazione della salute, considerando il concetto importante che non possiamo allenare il corpo se la mente si annoia o è occupata nei soliti pensieri quotidiani. E d’altra parte, non possiamo coltivare la nostra mete lasciando che il corpo deperisca. Questo è possibile attraverso i poemi delle forme. Nel primo anno incontriamo un poema che ci mostra un diverso modo di vivere la vita quotidiana nel Luc Dieu; un poema che ci suggerisce un’etica di comportamento nel Khiem Long e un poema che ci fa pensare alla vita nella sua interezza per scegliere il modo migliore di viverla con il Dai lao.
Alla fine dell’anno saremo pronti per imprese che non avremmo immaginato, come fare un esame di VTC oppure affrontare nella vita personale sfide e traguardi nuovi. Ci dobbiamo abituare a questi effetti perché anno dopo anno il VTC ne produrrà molti altri. Come siamo al secondo anno? Ancora principianti, è ovvio, ma lo saremo sempre, per quanti anni di corso frequenteremo! Però un po’ di cose le abbiamo capite. Ora affrontiamo una serie di forme che ci insegnano ad affrontare le situazioni. Nel secondo anno c’è tanta acqua e tanta strategia.
Acqua cattiva e pericolosa, come quella del Van Ba e acqua buona e purificatrice come quella del Bat Khi.E le situazioni da affrontare? Quali sono? Dal Van Ba impariamo a gestire le emergenze, quelle che ci spaventano, quelle che hanno bisogno di tutta la nostra energia. A tutti nella vita è capitato di affrontare una situazione difficile e uscirne, magari vincitore ma prostrato e stanco. Questa forma insegna a superare le difficoltà con le energie sufficienti per affrontare quelle successive.Il Bat Khi ci insegna a viaggiare. I viaggi sono di tanti tipi. Esterni ma anche a livello interiore. Ci allontaniamo per tornare, un po’ diversi, forse migliori. Possiamo scegliere di tornare ma anche di non tornare; in ogni caso fa parte della strada della nostra vita. Che cosa è importante? Purificarsi ed essere grati.
La terza forma ci apre il mondo delle strategie del combattimento: il Bat Ma Tan. Come decidiamo di agire? Osserviamo e attacchiamo dall’alto oppure da una posizione bassa e più vicina alla terra? Avanziamo con prudenza o ci lanciamo sull’avversario? Andiamo avanti o scegliamo di retrocedere? Non penso siano tutti concetti che possiamo subito fare nostri, durante l’anno di pratica; siamo anche troppo occupati a imparare le tecniche e le sequenze. Nel secondo anno c’è anche tanta tecnica: le posizioni, l’equilibrio, la concentrazione. Tutto si deposita dentro di noi come un seme e prima o poi germoglierà una piantina, che diventerà un albero e arriveranno i frutti.
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